Eskigel: l’Umbria continua a girare attorno alle Coop

Qualche settimana or sono, osservando i conflitti di interesse di Catiuscia Marini e di buona parte del regime regionale, abbiamo constatato come l’Umbria sia quella cosa che gira attorno alla coop, a detrimento della libera concorrenza tra imprese e ormai soprattutto a svantaggio dei lavoratori, oggetto del nuovo schiavismo legalizzato dei nostri tempi.

Ora ribadiamo il giudizio di allora, con un quid di ulteriormente rivoltante: un’azienda di successo come Eskigel fa passare il Natale e dà il via a esternalizzazioni selvagge,complice l’una o l’altra cooperativa locale. I lavoratori perderanno così da 300 a 500 euro in busta paga per fare le stesse cose di prima. Diritti bellamente calpestati.

Eskigel, già Eskimese, partita dal nulla, da Terni seppe farsi largo in un settore dominato da autentici giganti. Non erano tutte rose e fiori, ma c’era un’Italia diversa e gentile in cui un dirigente di nome Faccenda, già direttore della produzione dello stabilimento Algida di Napoli, giunse qui per felice intuizione dei proprietari di allora, la famiglia De Santis.

Il dottor Faccenda, con abnegazione e straordinaria competenza, rilanciò il marchio, dedicandovisi fino alla morte. Anche negli ultimi suoi giorni, piegato dall’età, tornava qui ogni volta, fino alla fine, quando venne caldamente salutato da imprenditori e maestranze.

Certe storie sanno di nostalgia per un mondo apparentemente perduto per sempre. Perduto in nome di cosa?

Oggi non pochi lavoratori Eskigel -che resta impresa leader- devono infatti decidere se rimanere a casa oppure perdere centinaia euro al mese in busta paga.

E’ giusto che coloro che, per anni, hanno lavorato tramite contratti stagionali, ora, trasformata l’impresa in multinazionale, debbano rinunciare a diritti non solo economici per essere assunti da una cooperativa e con contratto a termine?

E’ normale che, appena la Triplice entra in azienda dopo un ostracismo durato decenni, i lavoratori, anziché essere tutelati, perdano chances?

Il M5S chiede a Enrico Raggi, non quale presidente della coop interessata, ma come ex sindacalista CISL, se avrebbe mai accettato e ritenuto onesto diminuire in questo modo lo stipendio dei dipendenti.

Male non sarebbe –ma forse chiediamo troppo- se la Guardia di Finanza in Umbria agisse in modo un tantino più incisivo e capillare su cooperative e multinazionali.

Per parte nostra noi del M5S, quali portavoce dei cittadini, denunceremo ogni volta a tutti i livelli questo ignobile andazzo. Ecco perché il reddito di cittadinanza non deve passare: si potrà continuare a giocare all’infinito su masse di lavoratori senza speranze, costretti ad accettare qualsiasi proposta pur di non rimanere senza sostegno economico.

Intanto il dottor Faccenda non c’è più. E nemmeno quell’Italia, ridotta alla morta gorache conosciamo grazie alle silenti o plateali collusioni di ampi brani della classe dirigente nazionale e nostrana. E grazie pure all’indolenza dei troppi che non hanno protestato, quando bisognava farlo.

Andrea Liberati,
Capogruppo M5S
Consiglio regionale Umbria

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