Catiuscia in lacrime, ma “chiagn’ e fotte!”

Lacrime. La cultura Occidentale principiò dalla tragedia greca, passò per il memorabile “Qualis artifex pereo!” di Nerone, sicuro che il mondo ne avrebbe rimpianto le soprannaturali capacità; in tempi recenti, alla fine della parabola, si registrò la pubblica contrizione di una certa Fornero.

In età contemporanea i lucciconi di Giorgio Napolitano hanno spesso fatto capolino ai TG della sera, ma oggi è davvero accaduto l’inverosimile: le cronache narrano che unrigurgito tardoimperiale avrebbe consentito il rilascio di piccole, gelide stille da parte diCatiuscia Marini. Lacrime uniche nel suo genere, perché a marchio coop.

Attenzione, però: sono le tipiche lacrime di chi chiagn’ e fotte. Lacrime di un potere che, giorno dopo giorno, marcisce. Infatti, non solo chi purtroppo lo subisce: talvolta frigna anche chi, esercitando potere, ne avverte la crescente provvisorietà. In una parola, piange chi sta per perderlo, e nondimeno spera di proseguire, come se le ore liete della vecchia politica non finissero mai.

Quelle odierne sono le lacrime di un giocattolo tenuto arrogantemente per sé, ma finaliter strappato via, lacrime del bambino che strepita senza però provare alcuna empatia verso niente e nessuno che non siano i suoi stessi balocchi. Sono anche lacrime di viva rabbia verso la marea montante dei perfidi cesaricidi che si aggirano dentro e fuori il Palazzo.

Una cosa è certa: le glaciali lacrime mariniane non avranno mai l’autenticità di quelle dei cittadini sfiniti dalla crisi, sfibrati dalla disoccupazione, stanchi della retorica dei vecchi partiti. Non saranno mai le lacrime di chi forse non avrà mai una pensione rispetto a chi ne otterrà una, due, tre, ad libitum sfumando!

Andrea Liberati,
Capogruppo M5S
Consiglio regionale Umbria

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *