Perugia: riduzione Tari è dovuta a crisi e taglio dei servizi

Piano Economico Finanziario (Pef) Gest/Gesenu presentato questa settimana in Commissione. Assente Gest/Gesenu, non invitata dalla Giunta, sebbene il Pef sia un atto del Gestore. Il capogruppo M5S, Cristina Rosetti, ne ha chiesto l’audizione, ma la maggioranza ha bocciato la mozione. Gli approfondimenti in materia di gestione dei rifiuti, evidentemente non piacciono.

Tante le domande che non hanno ricevuto risposta né dalla Giunta né dai dirigenti. La propaganda azionata dalla Giunta Romizi sulla riduzione della Tari, che sarebbe merito del suo operato, a pochi giorni dalla conferenza stampa in pompa magna, cade sotto i colpi dei dati, quelli veri ed in parte evincibili dal Piano finanziario Gest/Gesenu.

Una riduzione dei rifiuti dovuta soprattutto alla pesante crisi economica che sta attraversando dal 2008 il nostro territorio e che ha determinato una moria di imprese nel Comune di Perugia: dalle 17.669 del 2010, alle 14.278 del 2015 (dati Pef Gesenu) e una pesante riduzione nei consumi delle famiglie, sempre più povere. Con la riduzione dei rifiuti, si riducono i costi per trasporto e smaltimento oltre che per raccolta e recupero. Lo spazzamento delle strade, che nel 2010 (anno di inizio del contratto) prevedeva oltre un milione di metri quadrati spazzati, oggi ne vede poco più di 800 mila. Si è poi intervenuti sulle minori frequenze degli svuotamenti e sulla volumetria dei contenitori.

La percentuale della raccolta differenziata ancora ferma al 60%, quando già nel 2012 si doveva raggiungere il 65%, obiettivo che, peraltro, Gest/Gesenu, nella propria proposta al bando di gara, poi vinta, del 2009, annunciava come raggiungibile addirittura in anticipo rispetto alla data fissata dalla legge (dicembre 2012). Nessun dato ci è stato fornito però sull’obiettivo vero, quello della percentuale di materiali differenziati inviati a riciclo, che secondo l’ultimo rapporto Arpa è fortemente deludente, a causa della produzione di scarti della differenziata che toccano punte di oltre il 50% (un doppio costo per cittadini e imprese) e che avrebbe imposto un cambio rapido e deciso nelle modalità di raccolta del multimateriale, separando il vetro – materiale prezioso – dal resto, già molti anni or sono, e che invece riguarda ad oggi solamente il centro storico e solamente da metà febbraio di quest’anno.

Nessuna azione, tra quelle promesse da atto di gara è stata attivata da Gest/Gesenu in ordine alla riduzione dei rifiuti, che la stessa Società definiva, nel lontano 2009, “la nuova frontiera per la corretta gestione dei rifiuti urbani” e per cui prometteva azioni innovative come il mercatino dei beni riutilizzabili, la rimessa in uso di beni e apparecchiature, accordi con la grande distribuzione, incremento della capacità di intercettazione e di raccolta dei rifiuti pericolosi. A tale proposito, per un rifiuto speciale particolarmente dannoso, se smaltito impropriamente, soprattutto, nelle condutture idriche, la Società prometteva la distribuzione di apposite taniche per la raccolta dell’olio vegetale presso le famiglie. Un progetto più volte annunciato, che ha subito continui slittamenti e che, da ultimo, per bocca del Presidente Marconi, doveva partire a fine febbraio e che, invece, è ancora sulla carta.
Così come, da anni, si aspetta la realizzazione di un centro del riuso, che doveva sorgere a S. Andrea delle Fratte, che oltre a favorire la riduzione dei rifiuti, permetterebbe di attuare anche importanti politiche sociali, ma anch’esso annunciato e mai realizzato.

La cosa ancora più grave è che nonostante il contratto sia vigente ormati da oltre sei anni,nessun sistema di monitoraggio vero del servizio sia stato attivato dal Comune di Perugia, che pure vi è tenuto, secondo quanto previsto dal contratto di servizio, enessun sistema di tracciabilità dei rifiuti – l’unico che consentirebbe di controllare il rispetto degli obblighi contrattuali e l’effettiva produzione e raccolta dei rifiuti – è stato ad oggi attivato, se non in centro storico, su nostra pressante sollecitazione. E a dimostrarlo vi sono gli atti.

Neppure le indagini in corso da parte della direzione distrettuale antimafia sembrano aver fatto breccia sui controllori. I cittadini corretti chiedono sanzioni per chi non differenzia correttamente e chiedono premialità economiche per i comportamenti virtuosi (risultati della Customer Satisfaction Gesenu), ma ad oggi la tariffa puntualeè un miraggio, non vi è un cronoprogramma serio per la sua attuazione, neppure per il centro storico. Ed è evidente che l’unico impedimento è che la tariffa puntuale aiuterebbe a far emergere con chiarezza i costi effettivi della gestione dei rifiuti e ne favorirebbe la riduzione. I sistemi tecnologici, infatti, ci sono e sono ben sperimentati ed utilizzati da alcuni comuni, da molti anni.

A fronte dei bisogni manifestati dagli utenti, abbiamo una riduzione dei controlli da parte della vigilanza ambientale, che nel 2014 eseguiva oltre 4.500 controlli e nel 2015 circa mille di meno. Eppure il costo rimane lo stesso. Così come il costo enorme per i crediti mai riscossi e a rischio di inesigibilità, che per i soli anni 2006-2009, valgono oltre otto milioni di euro, che certamente finiranno per essere spalmati sulle bollette di chi paga. Ed, infatti, anche quest’anno abbiamo un accantonamento per crediti di dubbia esigibilità di oltre 3 milioni e trecentomila euro. A ciò si accompagnano i recuperi di tariffa per le aree passate da non servite a servite (le non servite avevano una riduzione del 70%), circa un milione di euro. Ma i quesiti non mancano. Le aree ora sono veramente servite? E, poi, a quanto ammontano i mancati recuperi per prescrizione? Vi sono casi, infatti, in cui le zone risultavano servite, secondo Gesenu, dal lontano 1999, ma per cui l’imposta è recuperabile solamente per gli ultimi cinque anni. E le sanzioni/penali per i mancati servizi, non riscosse, a quanto ammontano? Gest ci deve 9 mila euro per penali/sanzioni mai pagate e riferite agli anni 2008, 2009 e 2012.
E rimane il mistero del lavaggio dei cassonetti. Sembra, infatti, che il Comune abbia constatato il lavaggio di 15 cassonetti su oltre 1700, in un periodo di oltre un anno di servizio, ma nulla si sa sulle eventuali sanzioni applicate. Ed ancora, il costo del lavoro, che, per il contratto di servizio comprende anche il costo della contrattazione di secondo livello, che ormai da circa 3 anni, Gesenu ha rinegoziato, è applicato nell’importo originario o rivisto?

Insomma, al di là della propaganda, che si infrange contro la forza dei numeri, la materia dei rifiuti continua a suscitare molte perplessità, ai quali i controllori non vogliono rispondere… “E…io pago!”

Gruppo consiliare M5S,
Comune di Perugia

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