Acque minerali: STOP regali alle multinazionali

Con una mozione e una proposta di legge, che il gruppo consiliare M5S è in procinto di presentare, chiederemo che la Regione alzi pesantemente e subito i canoni concessori alle multinazionali che imbottigliano le acque minerali umbre. Vogliamo che vengano portati a un valore decente, così come richiesto a livello nazionale da una pluralità di osservatori: i concessionari paghino 2 centesimi di euro per litro di acqua imbottigliata, anche considerando che il prezzo medio di un litro in bottiglia sul mercato ammonta tra i 20 e i 25 centesimi di euro.
Incrementando il canone dagli attuali 0,001 euro per litro a 0,02 euro la Regione incasserebbe oltre 27 milioni di euro l’anno, anziché le briciole riscosse finora, e potrebbe assegnare buona parte di tali somme ai Comuni che, da anni, reclamano il rispetto dei diritti economici e ambientali. .
E’ davvero di sinistra svendere i beni comuni, come fossimo un Paese colonizzato? Ha un senso far pagare un millesimo di euro per litro ai dieci concessionari che hanno in mano le sorgenti dell’Umbria, quarta regione d’Italia per produzione di acqua minerale? Bisognerebbe chiarire perché i consiglieri regionali dell’Umbria hanno fin qui consentito tutto questo,arricchendo le tasche già piene degli imbottigliatori, e quanti di loro, e in che modo, sono stati influenzati dalle lobby dell’acqua minerale. E’ di sinistra regalare queste risorse, che sono pienamente nostre, a soggetti stranieri che pagano alla Regione meno del 1 per cento di quanto incassano? L’Umbria cede infatti l’acqua a un prezzo inconcepibilmente basso, che va a caricare di ulteriori guadagni multinazionali già ricche.
A fronte di un giro miliardario ha un senso aver regalato loro solo negli ultimi cinque anni oltre 135 milioni di euro – calcolo non nostro, ma di Legambiente e Altreconomia contro i circa 7 incassati dalla Regione, che non bastano nemmeno a esercitare controlli, né a contenere i danni ambientali della produzione? Ha un senso che la Regione Umbria non restituisca poi alcunché ai Comuni dove si preleva il nostro oro blu e che, per questo motivo, reclamano da anni il rispetto dei loro diritti economici e ambientali? Ha un senso consentire profitti fantascientifici a multinazionali totalmente finanziarizzate, per questo non di rado sull’orlo del fallimento, come già visto proprio in Umbria, mettendo infine in ginocchio i propri occupati?
Perché questa Regione, differentemente da Piemonte, Veneto, Abruzzo e Calabria, mentre consente la concessione, non esige contestualmente dalle aziende un protocollo di intesa per la salvaguardia dei livelli occupazionali? E’ dunque di sinistra affondare con Equitalia cittadini comuni, artigiani, commercianti, pensionati e praticare ben altra misura con i signori dell’acqua nostra?
Andrea Liberati,
Capogruppo M5S
Consiglio regionale

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