Umbria fanalino di coda in Italia: lo certifica Eurostat

Ha fatto giustamente scalpore la notizia di oggi sugli ultimi dati Eurostat, che fotografano una situazione tragica dell’economia dell’Umbria e del PIL pro-capite dei suoi cittadini.
Dal 2008 al 2014 il prodotto interno lordo pro-capite è crollato in Umbria dell’8,37%, primato negativo di tutta Italia, con una perdita media pro-capite pari a 2.200 euro su 24.000 annui. Si tratta di un dato molto importante, perché smentisce, una volta per tutte, il pretesto della presidente Marini della “crisi mondiale e nazionale”, sicuramente presente, ma che ha impattato nella nostra Regione in modo molto più grave che nel resto d’Italia e d’Europa, dimostrando che l’Umbria sta peggiorando più degli altri.

Si tratta, del resto, del Segreto di Pulcinella, dato che basterebbe girare nella nostra Regione o parlare con conoscenti per rendersi conto che esiste una gravissima situazione di disagio. Il crollo delle iscrizioni all’Università, l’istituzione che, più di altre, dovrebbe rappresentare il “futuro” ed il “miglioramento”, è il plateale sintomo di un peggioramento (dopo anni di gestione con alcune ombre), che riguarda in particolare la nostra Regione e che deve essere affrontato con determinazione e non negando, con il pretesto del “buon nome”. La reputazione della Regione si tutela migliorando le cose, non negando o minimizzando una realtà scomoda!

Fin dalla seduta d’insediamento in Consiglio regionale abbiamo denunciato lo stato comatoso dell’economia umbra, una realtà che del resto è sotto gli occhi di tutti, fatta di precariato (spesso sfruttato dal sistema della cooperative a danno dei lavoratori), stipendi da fame (in palese violazione a quanto imposto dall’articolo 36 della Costituzione), disoccupazione,  desertificazione economica, mancanza di meritocrazia e conseguente emigrazione fuori regione o addirittura all’estero. Tanti umbri sopravvivono grazie alle pensioni dei genitori o dei nonni, grazie ad un sistema di welfare familiare che va progressivamente sparendo, mano a mano che si esauriscono anche le pensioni.

Un quadro allarmante fotografato dall’ISTAT e continuamente denunciato da noi in questi mesi: oltre 30.000 famiglie umbre vivono con meno di 1.041 euro al mese.
Dal 2013 al 2014, l’Umbria è stata l’unica regione del Centro Italia a registrare un aumento dell’incidenza di povertà, passando dal 7% all’8% della popolazione totale (un aumento del 14% circa in un solo anno!).
Non è solo il dato statico a dover preoccupare, quanto il suo andamento, dal quale si evince il rapidissimo disintegrarsi della situazione economica e sociale umbra, fatta anche di un aumento della criminalità ed inquietanti episodi di teppismo, che sono pericolosi campanelli di allarme di un tessuto sociale che mostra segnali di fortissimo disagio.
Si tratta di una situazione che va affrontata con onestà intellettuale e determinazione, con misure di monitoraggio e cambio di rotta radicale, non volendo a tutti i costi, con arroganza e testardaggine, pretendere che il mondo esterno deve continuare ad adattarsi ad un modello che si è rivelato fallimentare.

Non solo il “Documento del Presidente della Giunta regionale, recante: Umbria 2020 – Linee programmatiche 2015 -2020”, ma anche il “Documento di economia e finanza regionale 2016-2018” che domani sarà sottoposto all’esame del Consiglio, sono invece un tripudio di autoreferenzialità della Giunta Marini, inglesismi, indefiniti progetti (nella sostanza e/o nei mezzi per  realizzarli), il tutto in un quadro politico, sociale ed economico del tutto estraneo ad una realtà molto diversa e, purtroppo per tutti noi, peggiore.

In alcuni casi vi è una disperata ricerca di segnali positivi, come nel caso del leggero aumento dei depositi bancari (peraltro minore della media nazionale), che la Giunta vuole interpretare come segnale di ripresa, anche se è il sintomo più evidente (presente anche negli anni di crisi precedenti) di una sfiducia e paura verso il futuro che blocca la propensione alla spesa e all’investimento.
Se veramente la Giunta ha a cuore il bene dell’Umbria e degli umbri deve smettere di voler mostrare una realtà che non esiste, fatta di “ripresa da agganciare” e “miglioramento”, appigliandosi allo “0,1%”.

Come abbiamo già avuto modo di affermare in Consiglio in più di una occasione, il primo passo per risolvere un problema è ammettere che esiste! Il MoVimento 5 Stelle in questi mesi ha avanzato proposte concrete (in primis il “Reddito di cittadinanza”) per affrontare efficacemente la piaga della povertà, della disoccupazione e del disagio sociale di tante persone che si sentono “inutili” e “scoraggiate”. Un reddito costante, dignitoso, accompagnato da adeguati e rigidi controlli, che consentirebbe non solo di far calare la disoccupazione e far ripartire i consumi, ma garantire una vita dignitosa a tanti umbri a cui oggi è preclusa.

Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari,
Portavoce M5S – Consiglio regionale dell’Umbria

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *